Il lipofilling: le cellule staminali al servizio del Chirurgo Plastico

Negli ultimi anni, nell’ambito della Chirurgia Estetica, è cresciuto l’interesse nel lipofilling. Letteralmente, significa “iniezione di grasso”, ed in effetti si tratta del prelievo di tessuto adiposo, per essere inserito in altra zona del corpo.

In questo modo, si sfrutta la peculiarità del grasso, di essere allo stesso tempo un tessuto morbido e voluminoso, per riempire dove vi sia necessità. Inoltre, si tratta di tessuto autologo, ovvero prelevato dalla stessa persona dove poi viene iniettato, quindi non ci sono problemi di rigetto o intolleranze.

Le zone dove è maggiormente richiesto questo tipo di riempimento, sono il volto, in particolare le labbra e gli zigomi, il seno, ed i glutei. Si tratta di interventi eseguibili in regime di Day Surgery, spesso con la sola anestesia locale e sedazione profonda.

Per quanto riguarda il seno, il trend segnalato negli ultimi Congressi mondiali, è quello di non abbandonare assolutamente le protesi in silicone, che rimangono sicure e utili per l’aumento volumetrico, ma magari di scegliere protesi leggermente più piccole, e colmare la differenza di volume proprio con il tessuto adiposo.

La maggiore scoperta, tuttavia, riguarda la presenza nel tessuto adiposo trasferito, di cellule staminali. Si tratta di cellule progenitrici, che hanno la capacità di trasformarsi in diversi tessuti, se adeguatamente stimolate. Quindi, il tessuto che accoglie il trapianto adiposo, ne trae un beneficio. Questo permette un utilizzo interessante nel volto, anche in combinazione con altre procedure, quali lifting o blefaroplastica, sfruttando le potenzialità delle cellule staminali a rigenerare i tessuti.

Il lipofilling è pertanto una procedura sicura e maneggevole, che consente di ottenere ottimi risultati sia in termini di aumento di volume, che di miglioramento della qualità cutanea.

L’unico “difetto” è che non tutto il grasso che viene iniettato attecchisce perfettamente, ed una certa quota (generalmente variabile tra il 10 ed il 20%), si riassorbe. Questo potrebbe portare la paziente a considerare un piccolo ritocco a distanza di 6 – 12 mesi, eseguibile anche ambulatorialmente.

Tutta la mia esperienza, per la sicurezza e il successo di ogni intervento.

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